La macchina underground Nolebol continua a macinare festival di controcultura   indipendente uno dopo l’altro. I numeri contano più di 80 performance e più di 250 artisti, tra musicisti, cantautori, djs, attori, pittori, fotografi e videomaker, che si sono incontrati durante le precedenti edizioni del festival.
A distanza di un mese dall’ultimo appuntamento, il 5 Aprile presso il CSOA La Strada, si replica con il IV appuntamento in poco più di un anno. L’idea è sempre la stessa: continuare a portare perfo...
rmance di alto livello al costo di una pinta di birra (5 euro), rendendo l’arte accessibile a tutti e togliendo di mezzo intermediari e speculatori. I nomi? FUZZ ORCHESTRA (alt-rock, kraut rock, noise), FULkANELLI (avant-rock, impro, noise), DALILA KAYROS (impro e sperimentazione), PALKOSCENIKO AL NEON (punk-hardcore, crossover), BANDIERA DELL’ODIO (experimental punk-hardcore), ACCHIAPPASHPIRT (electro, poesia sonora italo-albanese) GRONGE (art noise punk electro rock ed altre mutazioni possibili).
La proposta musicale sarà accompagnata da performance ed esposizioni che faranno da cornice alla serata.
Particolare attenzione verrà data allo spazio merchandising dove sarà possibile acquistare cd, vinili e pezzi da collezione dei gruppi che suoneranno al Festival, nonché parlare con i musicisti e scambiarsi opinioni.

FULkANELLI
www.fulkanelli.bandcamp.com

FUZZ ORCHESTRAhttp://fuzzorchestra.bandcamp.com/

PALKOSCENIKO AL NEONhttp://www.myspace.com/palkoscenikoalneon

BANDIERA DELL'ODIOhttp://www.myspace.com/bandieradellodio

DALILA KAYROShttp://dalilakayros.blogspot.it/

ACCHIAPPASHPIRThttp://www.myspace.com/acchiappashpirt

GRONGEhttp://gronge.wordpress.com/

INGRESSO 5 euro
www.nolebol.com
www.nolebol.blogspot.it

NOLEBOL festival vuole disegnare una nuova mappa degli agitatori culturali italiani che si muovono in una realtà appena sotto la superficie e unirli in una rete di scambi e collaborazioni che possa cementificare ciò che di buono accade oggi nel nostro paese e che spesso non risulta visibile all'osservatore distratto. Nolebol porterà nella capitale eventi, concerti e mostre che riuniranno una selezione di tutto ciò che è ‘underground’ e poco definibile dai canali tradizionali di diffusione della creatività.

What’s going in Italy? Riflessioni sul Festival Nolebol

Sarebbe retorico sprecare troppo tempo a ricordare che l’Italia vive un momento di crisi culturale ed economica anche se, personalmente, non ho memoria di aver vissuto un periodo florido e vivace. Gli spazi culturali e i live club hanno sempre pianto miseria e la musica originale e indipendente è sempre stata outsider rispetto alle cover/tribute band, al pop e alla disco.
È altrettanto documentato che la prolungata repressione e la mancanza di spazi (non solo fisici) causano frustrazione negli spiriti più irrequieti. Questo risentimento spesso rappresenta in sé  la molla dell’attività creativa e si esprime attraverso diversi canali comunicativi tra i quali quelli artistici e in questo caso musicali. Trovo, dunque, estremamente coerente collocare un’iniziativa come quella di un festival di musica underground nel suo contesto sociale: l’Italia rincoglionita dalla superficialità, dalla comunicazione pubblicitaria frivola, dalla mania vacua del “cool” e costantemente in preda a clientelismi,  speculazioni, disoccupazione, povertà crescente e la bassissima dignità che dimostriamo individualmente e come popolo.
È proprio dai rigurgiti, dalle esclusioni e dai fallimenti del sistema sociale e culturale che nascono le espressioni artistiche autonome e auto-organizzate chiamate “controculture”. Non a caso i principali promotori dell’iniziativa non potevano che essere i Gronge, lo storico nucleo di tecnocabaret:  praticamente un collettivo aperto che usa l’elettronica, il rock e la performance per veicolare messaggi di forte critica sociale proprio come succedeva per l’hip hop prima che diventasse un prodotto di mercato per i teen agers.
Non ci soffermeremo a parlare del significato delle parole: underground, sottocultura, controcultura ecc.. (la letteratura in materia è vastissima) e non ingaggeremo la classica gara: “chi è il più indipendente?” paragonabile ad altre gare famose come “chi ha la chitarra più figa?” o alla classica “chi ce l’ha più lungo?”. Credo che questo approccio competitivo rappresenti un marciume da sconfiggere attraverso contrapposte pratiche quotidiane nelle nostre relazioni lavorative e interpersonali.
Di sicuro dobbiamo contestualizzare il nostro festival e dobbiamo chiederci cosa avevano in comune i 40 gruppi provenienti da tutta Italia e quali sono le caratteristiche che differenziano il Nolebol rispetto ad altri festival di marchio “indipendente”?
Innanzitutto il senso di identificazione/appartenenza a una “tribù” in cui prevale il fattore umano, il rispetto e l’amicizia reciproca indipendentemente dal genere musicale di ciascuno. Non si tratta di un raduno jazz , rock o noise… sono gli stessi gruppi a rifiutare l’etichettatura in un genere musicale chiuso e predeterminato. Preferiscono parlare di un fumoso denominatore comune spesso chiamato “attitudine” sommariamente identificabile nella verità della proposta artistica, nella prossimità tra vita e musica e ovviamente nella cazzutaggine delle modalità espressive, attingendo, più o meno consapevolmente, dal situazionismo, dalle avanguardie e dall’immediatezza del punk. Per quanto il significato possa esser mistificato e soggetto a interpretazioni, l’intento è quello antico di fare comunità agendo contro la lobotomia del sistema mediatico contrapponendosi alle logiche del music business.
In questa comunità  lo “stare con” vince sull’ “emergere”, sul “contattare”, sull’urgenza di vendere indiscriminatamente il proprio prodotto musicale. Non si tratta di una palestra per fare gavetta nel tentativo di sfondare ma semplicemente di dare sfogo al prurito che si ha in culo quando si vogliono dire delle cose.
La parola “tribù” ci riconduce alle forme artistiche e sociali primitive, ai riti collettivi legati all’appartenenza territoriale. In realtà il senso di autenticità creativa ha un forte legame con il contesto di provenienza geografica e culturale degli artisti  (città, periferia, provincia, esperienze, background, ecc..…). Questo diviene un fattore di coagulo per il gruppo stesso e paradossalmente anche un fattore empatico per chi viene da altre zone ma vive o comprende le stesse frustrazioni.
L’evento non ha headliners ma si propone come canale di visibilità per il circuito tout court conservandone l’informalità e senza il controllo di un organizer o di una produzione. L’evento diviene motore di aggregazione e luogo privilegiato per il confronto tra le band che non si trovano a gareggiare come in un contest leccando il culo ai giornalisti in giuria ma hanno abbandonato ogni spirito competitivo a favore della condivisione, dell’autoironia, dell’improvvisazione… (per esempio io stesso ho avuto modo di improvvisare sul palco  insieme a Maybe I’m, Superfreak e Alexander de large in maniera del tutto estemporanea).
Resta da capire come fa tutto questo a  differenziarsi  dal simpatico e variegato mondo chiamato “musica indipendente”? Il calderone in cui rientra tutto l’indotto dell’industria culturale “alternativa” italiana che si alimenta delle illusioni antagoniste degli universitari che frequentano i locali e i circoli arci e disinganna tante giovani band che sbraitano per “emergere“ dall’anonimato e lottano tra poveri per conquistare la loro fettina di fugace successo. Ciò che viene contestato è proprio l’ontologia dell’emergere che rende schiavi i giovani artisti di un sistema fatto di contest fasulli, di voti online, foto in tiro, bisogno assoluto di visibilità e di “contatti giusti”, di collaborazioni senz’anima e di musica mediocre ed emulata.
Tutto questo non significa che non si debba produrre e diffondere musica ma che bisogna ripartire da noi stessi, da ciò che si vive e ciò che si prova, conoscere i propri limiti e soprattutto riconoscersi  in ciò che si presenta. Mostrarsi per quello che si è e non per ciò che si vuole apparire, errori e fallimenti inclusi, portare la propria vita sul palco con le sue particolarità e le sue bruttezze e non “pubblicare solo le foto più fighe”.
Le band in questione si autoproducono con una logica che qualcuno chiama DoItYourself. Ogni fase del processo musicale è libera da logiche commerciali e da ideologie sia essa affrontata autonomamente o condivisa attraverso una collaborazione. Dalla composizione, alla registrazione, all’editing del lavoro fino alla sua distribuzione e al booking … tutto viene affrontato dalla band stessa con l’aiuto di un circuito di amicizie, etichette e booking autogestiti. 
Capite che tutto questo non può essere una fonte di guadagno anzi rappresenta una passione per cui si sacrificano tempo,  ferie per andare in tour, compagne, eventuali figli e ovviamente denaro. Sono pochi quelli che decidono di dedicarsi a tempo pieno alla militanza artistica e, per usare un eufemismo, non navigano nell’oro. Ma essere liberi dalla necessità economica porta a scelte più pure. Un mio caro amico per esempio, ha deciso di non essere mai pagato per suonare proprio perché vuole essere lui a decidere dove e come farlo. In uno dei suoi rari concerti il suo cachet è stata una cassetta di limoni biologici. Ricordo di averlo reso l’uomo più felice del mondo. 
Non è un segreto se dico che solitamente ai concerti dei gruppi che hanno partecipato al Nolebol non ci va molta gente seppure le band si sbattano per bookare tour italiani, europei e internazionali. In Italia c’è pochissimo interesse verso la novità musicale, verso ciò che non si conosce, preferiamo la sicurezza della musica che è già stata pompata in radio e una bella selezione di successi. Inoltre abbiamo una grande capacità di sottovalutarci visto che nel bel paese circolano band musicalmente molto superiori rispetto alla media di quello che trovo quando vado all’estero.
Parallelamente ritengo fondamentale che la musica nuova e verace venga diffusa anche in contesti assolutamente avulsi dai centri sociali o dai circoli dove siamo abituati a suonare e raggiungere un pubblico diversificato proprio per il sua carica sovversiva. La musica è solo uno dei canali comunicativi insieme a fanzine, vinili, libelli, produzioni, loghi, blog, scelta delle location, collaborazioni, tipologia di rapporti con le istituzioni, appropriazione/utilizzo degli spazi, shows, arti visive, scenografie… tutto deve divenire parte di un’ unica espressione artistica…una combinazione di elementi etici ed estetici coerenti e diretti.
Questo è quello che penso che sia il Nolebol o almeno quello che vorrei che fosse per tutti quelli che partecipano. Complimenti dunque a tutta la macchina organizzativa perché ci permette di fotografare ciò che accade in Italia. A questo punto non resta che rafforzare l’idea e cercare di darle continuità ed efficacia e continuo prurito.
 
Alberto Piccinni

NOLEBOL 3 e 4.





NOLEBOL FESTIVAL 3





Data: 1-2 Marzo 2013
Orario: apertura ore 17.00 fino a notte inoltrata
Luogo: Roma - CSOA La Strada, Via Francesco Passino, 24

“L’underground vi invaderà! Più che una promessa è una minaccia!”. La terza edizione del Nolebol Festival non si limiterà alle due giornate dell’1 e del 2 marzo presso il CSOA La Strada dove si alterneranno artisti alterati della scena underground italiana. Alcune Indiscrezioni parlano di intrusioni nella vita quotidiana di tutti i giorni per far uscire l’underground dal sottoscala e portarlo nelle piazze, nei mercati e nelle strade: tra la gente. È consigliabile tenersi aggiornati e seguire cosa faranno.
Durante il festival due giornate di programmazione musicale disturbata e disturbante: la serata dell’1 marzo principalmente dedicata alla scena jazz-core e math rock vedrà la partecipazione di SABOT, TESTADEPORCU, SQUARTET, GUERRRA e MAKHNO; la serata del 2 marzo presenterà un panorama più eterogeneo con sonorità che spaziano tra post rock, slow core, post punk, no wave, electronic, acid, industrial, noise, sperimentazioni ed improvvisazioni, ad opera di MANZONI, PAOLO FUSI, MIRANDA, PSYCHOCANDY, SOLQUEST, LES MISTONS, VORTEX KLUB e CHRISTIAN MUELA (didjestivo didjeridoo + electronics).
Ancora più delle precedenti edizioni il festival allargherà la proposta artistica a molteplici forme di espressione. Oltre la musica, aperitivi, danza, teatro, proiezioni, esposizioni ed intermezzi cantautorali accompagneranno il pubblico dalle 17,00 fino a notte tarda senza soluzione di continuità.
Durante il festival sarà presentata la compilation autoprodotta e autofinanziata “Nolebol vol.2”, registrata durante la precedente edizione, come testimonianza della volontà di continuare a produrre e promuovere cultura fuori dai canali convenzionali.
Tutti gli aggiornamenti su:


PROGRAMMA:
VENERDI 1 MARZO:
SQUARTET [Musica]
GUERRRA [Musica]
MAKHNO [Musica]
TESTADEPORCU[Musica]
SABOT [Musica]
SVANKMAJER [Video]
FIAT THEATRE SEMIVOLANTE [Performance]
MELISSA LOHMAN (danza Butoh) [Performance]
DAREK BLATTA (painting) [Performance]

SABATO 2 MARZO :
VORTEX KLUB [Musica]
MANZONI [Musica]
MIRANDA [Musica]
PSYCHOCANDY [Musica]
SOLQUEST [Musica]
LES MISTONS [Musica]
BELA TAR [Video]
PAOLO FUSI [Performance]
CHRISTIAN MUELA (didjestivo didjeridoo + electronics) [Performance]
VALERIO GATTO BONANNI (Teatro) [Performance]
DAREK BLATTA (painting) [Performance]
DANIELE BERNARDI (reading) [Performance]
MICHELE MOI (violino) [Performance]


NOLEBOL festival seconda edizione - 6 e 7 luglio 2012 - CSOA Forte Prenestino, Roma.
Nolebol - agitatori culturali italiani senza etichetta. La parola chiave al NOLEBOL è indipendenza: autoproduzioni e distribuzioni libere da qualsiasi compromesso! Arte pura e libera a fare da padrona! Creare una rete senza intermediari che unisce in una gestione autonoma gruppi, band e piccole etichette è lo scopo del Nolebol. Durante la kermesse è stata presentata la compilation registrata gratuitamente durante la prima edizione.

Tutte le info su http://www.nolebol.blogspot.it

FACEBOOK  fan page https://www.facebook.com/nolebol.official


Venerdi  6 Luglio

Bokassà (Bari-Taranto)
Lebowski and Nico (Jesi)
Butcher Mind Collapse (Jesi)
Dispo + Lili Refrain (Roma)
Maybe I'm (Salerno)
Nevroshockingiochi (Macerata)
Tetuan (Macerata)
Cannibal Movie (Taranto)
Collettivo Ferguson (Roma)
Adriano Lanzi + Ersilia Salvato + Roberto Fega (Roma) Tributo A Moebius Sinchrofilm
La Sedia di Wittgenstein (Taranto-Perugia)
Acre (Roma)
Complessino Vazca (Lecce)
Hysm? Duo (Taranto)
Luz (Roma)
Manzoni (Venezia)
Father Murphy (Mestre)
Gli Putridissimi (Bari)
Maximillian I (Roma)



Sabato 7 Luglio:
Bogong In Action (Taranto)
Fuzz Orchestra (Milano)
Gronge (Roma)
Camillas (Pesaro)
No Chappi? Bourgeois (Genova)
Crtvtr (Genova)
Les Spritz (Messina)
Common Deflection Problems (Salerno-Spagna)
Manzoni (Mestre)
Cayman The Animal (Roma- Viterbo)
Light The Bob (Ostia-Roma)
Matteo Romagnoli (Bologna)
Cobol Pongide (Roma)
Stefano Giaccone (Ex Franti) (Torino)
Hermetic Brotherhood of Luxor  (Nuoro)
Dj Set: Dj Balli (Bologna) ; Dj D1ng ; Dj Demented Burrocacao
Mercatino DISCO-DISCO dei produttori
Spazio merchandising
presenta: Amigo Mio
Media partner: Fusoradio e Nartraradio Roma


NOLEBOL CHANNEL SU YOUTUBE.


Lanciamo il nostro nuovo canale NOLEBOL FEST su YOUTUBE con questo video del Complessino VAZCA ......buena vista!!!!!!!!!!!!!!!!!!
 
Nolebol Festival by RadioScalo. 6/7 luglio 2012 , CSOA Forte Prenestino, Roma.

La recensione su OndaRock......

http://www.ondarock.it/livereport/2012_nolebol.htm
NOLEBOL 6/7 luglio 2012, di Gianluca Polverari
C'è proprio bisogno di festival come No Lebol - giunto alla seconda edizione - attenti alle realtà musicali italiane che suonano noise, post-punk, no-wave, sperimentale e pop obliquo.
Insomma, attenti a quei gruppi spesso bistrattati perché considerati talvolta troppo ostici e che invece nella maggior parte dei casi sono sinonimo di qualità, ricerca e anche base per future evoluzioni della musica tricolore.
La prima edizione andò in scena in più location romane all'inizio del 2012 (6-7 gennaio), un bel successo che ha spinto i promotori, ossia la band capitolina Gronge e i tarantini Hysm?, a pensare ancor più in grande "occupando" il Forte Prenestino per due intere serate (6-7 luglio) che si sono protratte fino a notte fonda.
All'interno dello storico CSOA sono stati allestiti ben quattro palchi che hanno ospitato quaranta formazioni da tutto lo stivale, isole comprese, dando così vita a un incontro artistico e di relazioni veramente importante. Infatti, oltre ai classici stand gastronomici, non è mancata un'ampia sezione di banchetti di varie realtà discografiche, dall'autoproduzione alle piccole label. Un ulteriore spazio di conoscenza che ha permesso il contratto tra le band e tra queste e i loro fan.
L'appassionato cronista non ha il dono dell'ubiquità e dunque, a malincuore, non è riuscito a seguire tutti i set proprio perché alcuni si svolgevano in contemporanea, ma una buona scorpacciata di musica comunque è riuscita a farsela. Questo ne è il resoconto.

La prima giornata viene inaugurata verso le 21 dal Collettivo Ferguson Marchin Band, un ensemble aperto, dedito a una musica di natura improvvisativa. Il numeroso stuolo di musicisti raggiunge il Palco 1-Piazza D'Armi Sinistra partendo dall'ingresso del Forte come una festante banda che celebra un grande evento.
Questo è il perfetto prologo al quale segue l'ipnotico e funereo set dei trevigiani Father Murphy, che confermano ancora una volta la bontà del loro minimale blues post-punk. Un sound che colpisce anche chi ancora li ignorava.

Poco dopo parte la musica anche nella Sala Renzo Forte, l'unica al chiuso dell'appuntamento. Qui interagisce il trio composto da Roberto Fega al laptop, Adriano Lanzi a chitarra elettrica ed effetti ed Ersilia Prosperi alla tromba, che musicano in tempo reale "Arzak Rhapsody" di Moebius, un tributo sonoro al genio (purtroppo recentemente scomparso) del fumetto d'arte mondiale. L'interazione tra i musicisti e tra le note e le immagini può essere giudicata positiva.
Girovagando tra le varie aree del Forte, con l'opuscolo-guida dei concerti alla mano, ci si imbatte nel finale dei campani Maybe I'm che, solo in due, aggrediscono il pubblico con un approccio selvaggio e una proposta in cui il rock'n'roll rivela il proprio lato più sanguigno e acido.

Un suono tecnico, vibrante e rumoroso è arrivato poco dopo anche dalla Sala Tunnel con i leccesi Luz, protagonisti di un set accattivante e degno di essere ascoltato con la massima attenzione.
Intanto il pubblico diviene sempre più numeroso man mano che passano i minuti, e con curiosità ci si dirige verso il Palco 4-Piazza D'Armi Destra, ignari che di lì a breve si rimarrà letteralmente folgorati da una band finora (al sottoscritto) sconosciuta. Da Macerata, signore e signori, i Nevroshockingiochi. Con all'attivo un album pubblicato nel 2009, il gruppo suona brani completamente nuovi e pronti per essere registrati e che sono, a detta loro, totalmente diversi dai contenuti della prima pubblicazione. Il quintetto ha un suono post-punk, distorto, scuro, che apre anche a fulminei tempi dispari salvo poi tornare di nuovo martellante. Il cantato tenta di essere melodico e invece si rivela volutamente isterico. Ricordano un po' i gruppi statunitensi della Gsl, primi fra tutti gli ottimi Vss.

Dopo questa piacevole sorpresa segue una gradita conferma con i romani Dispositivo Per Il Lancio Obliquo Di Una Sferetta, quartetto assai attivo da anni e con un sempre più nutrito seguito, anche in questa serata di No Lebol. La band suona uno strano mix di no-wave, scatti quasi metal e arzigogolii psichedelici, mettendoci dentro anche ironia e gioco, soprattutto negli intermezzi tra l'una e l'altra canzone. Musicisti capaci ma che, per fortuna, non hanno la spocchia di quelli "che ci sanno fare".
Spazio poi a Lili Refrain che immerge la platea in una plumbea atmosfera dove entra in scena la ricerca vocale di Diamanda Galas quanto quella di Alos?, il tutto mentre crea architetture sonore con chitarra e pedali, regalando così un effetto mistico a metà strada tra sacro e profano.

Il ludico, con richiami all'infanzia, e un'arguzia espressiva sono insieme nella divertente esibizione del romano Cobol Pongide, in cui sono protagonisti tastierine base Casio-Bontempi-Chicco, consolle Commodore 64-Gameboy, con il piccolo robot Emiglino Cicala nel ruolo di cantante. Applausi!

Ormai si è fatto tardi ma si raggruppano le ultime forze per assistere al live dei quotati Butcher Mind Collapse da Jesi. La loro scuola si trova in Foetus, Birthday Party, Cop Shoot Cop, tutto in salsa marchigiana. Il che si traduce in un approccio spontaneo quanto creativo nei confronti di questa formula noise, post-punk, blues - quando si creano belle interazioni tra batteria, chitarra e sax, se non addirittura quando le sei corde raddoppiano. La voce poi, leggermente effettata, crea ulteriore pathos e slancio, grazie alla capacità di stare sul palco di Jonathan Iencinella.

Il giorno dopo si torna al Forte Prenestino con un certo piacere, proprio perché poche ore prima si sono respirati entusiasmo, curiosità, flusso creativo che, in questi tempi, sono necessari come linfa vitale.
I primi con cui si entra in contatto sono Light The Bob, duo da Ostia che unisce insieme gli insegnamenti di Zu e NoMeansNo con un piglio punk e non virtuoso. Divertenti.
Un altro duo su un altro palco: gli Hysm? stordiscono con intrecci di chitarra, batteria ed effetti per un suono noise in cui il math-rock cerca di trovare spazio.

In questa serata c'è anche l'esibizione degli altri organizzatori di No Lebol, ossia i Gronge, che dimostrano come la forma di Marco Bedini e soci sia tra le migliori da un po' di anni a questa parte. Il loro recente disco "Dolci Ricordi" è un bel tassello nella storica carriera della band, che mantiene sempre attuale la sua proposta con una nuova line-up e musiche aperte, oltre al già collaudato post-punk no-wave, a incursioni nel jazz e nell'impro. E poi c'è sempre Bedini, quantomai istrionico sul palco e incisivo nei testi.

Si riesce ad ascoltare poco dei pesaresi Camillas, anche per qualche disguido tecnico sull'amplificazione, e allora i due scendono tra il pubblico per cantare un loro motivetto pop che suscita la partecipazione delle persone che sorridono e ballano intorno a loro.
L'amplificazione funziona eccome, invece, con Maximillian I, guidati da quel Demented Burrocacao agitatore culturale a Roma con numerosi progetti che spaziano dall'harsh noise fino all'elettronica più spinta, e con i milanesi Fuzz Orchestra, i quali fondono riff potenti distorti e saturi della chitarra con una potente batteria che pesta duro, ma anche con qualità. In più, effetti di synth, campionatore e giradischi.

La Fuzz Orchestra unisce musica a estratti di cinema degli anni 70 molto prima dei Calibro 35, aggiungendo anche voci estrapolate da documentari e da film western. Potenza pura.
Lo stesso grado di furia è presente anche nei tarantini Bogong In Action, assolutamente devastanti nel loro inquieto intreccio di chitarra-basso-batteria e cantato urlato. Qui è puro stato brado, l'essenza del post-punk noise più brutale e che non fa sconti a nessuno.
C'è invece un'atmosfera più intima quando si esbiscono i veneziani, più precisamente da Chioggia, ManzOni, preziosa perla del post-rock e della poesia italiana. Il loro è un set evocativo che unisce insieme il lato musicale più drammatico e intenso dei Massimo Volume e Mogwai con il recitato di Gigi Tenca, un artista che nella timbrica vocale ricorda un Vasco Rossi più che mai alticcio. Emozionanti anche nella conclusiva ninna nanna dedicata al nipotino, il piccolo neonato il cui papà siede dietro la batteria.

Dopo questo set al chiuso si torna all'aperto a prendere aria, emanata non solo dal Ponentino, ma anche dagli amplificatori che emettono il viscerale no wave, derivante dalla prima scuola newyorchese della downtown fine Settanta, degli Hiroshima Rocks Around, esponenti della sempre fertile scena di Roma Est, quella più arty e conosciuta sotto la sigla "Borgata Boredom".
A notte già avanzata c'è ancora spazio per il rituale esoterico noise-ambient degli ottimi sardi, da Macomer, Hermetic Brotherhood Of Lux-Or che creano droni psico-isolazionisti che si sviluppano attraverso passaggi nerissimi e rumoristi di scuola industriale (vedi Throbbing Gristle) che lasciano decisamente assuefatti.

Quanta energia e quanto spessore di elevato livello nei gruppi del cast e, anche se non si è riusciti ad assistere a tutti i live, si matura ancor più la certezza che l'Italia ha un grande numero di realtà di spiccato estro che nulla ha da invidiare a tutte quelle produzioni di altri Paesi che operano nei circuiti più underground. Il pubblico è stato numeroso e attento: l'augurio è che possa aumentare sempre più, e che, grazie a iniziative pregevoli come No Lebol, si dissolva il pregiudizio secondo il quale l'Italia musicale non ha nulla di realmente interessante da proporre.
Lode, dunque, a chi ha lavorato a questo importante progetto, tutto ancora in divenire.